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Vico Equense è un nome capace di evocare solo ricordi positivi.
Una località caratterizzata da spettacolari agrumeti sulle strade o a picco sul mare, agli uliveti nell’entroterra, sino ad arrivare ai panorami meravigliosi che porgono la loro visuale da una parte verso il Vesuvio e dall’altra verso la costiera sorrentina.
Con la vicina Sorrento il rapporto non è mai stato “amichevole”.
Per secoli, infatti, La feudale Vico Equense, è stata oggetto di attacchi e contrasti con la città confinante di stampo Ducato.
Una fortissima rivalità che, però, ha sempre visto Vico Equense emergere e mantenere una forte identità storica e culturale.
Partiamo col sfatare una leggenda. Il nome Vico Equense non ha nulla a che vedere con i cavalli. Secondo alcuni, infatti, il nome deriverebbe da “equus”, ovvero “cavallo” in latino per la presenza di leggendari cavalli.
In realtà c’erano allevamenti di cavalli ma la razza di cavalli napoletana era famosa in tutta la Campania e nel sud Italia, quindi non riconducibili a un posto specifico.
Altra leggenda, invece, è relativa al culto di Minerva e quindi dell’ulivo che era la pianta sacra per i greci, proprio perché Sorrento colonia greca vide i suoi coloni espandersi a Vico Equense.
Non ci sono, però, elementi sufficienti per riuscire a determinare questa realtà.
La teoria più plausibile sull’origine del nome Vico Equense, però, è la seguente.
Il termine “Vicus”, che in latino serviva a indicare dei piccoli insediamenti più grandi del “Pagus”, che invece erano delle case rurali, poste l’una vicina all’altra.
Il termine “Equa”, invece, indica una pianura, indicando la zona pianeggiante - come d’altronde è Vico Equense - rispetto alla zona frastagliata della costiera.
Dopo la caduta dell’impero romano, Vico Equense si trovò essere circondata da lupi.
La prima cosa che accadde, infatti, fu la distruzione della città da parte dei barbari e poi quando nacquero i ducati di Napoli, Amalfi, Sorrento e Benevento, venne assalita da ogni punto della città perché non dotata di cinta muraria.
Una storia di sofferenze e resistenze fino al 1271, quando cambiò il panorama politico con la salita degli angioini e Carlo II d’Angiò stava stabilendo nuove regole per il regno di Napoli.
Una situazione che non era affatto di gradimento per i sorrentini, i quali decisero di aggredire e distruggere Vico Equense.
Da qui, la scelta di Carlo II di rafforzare la città con la costruzione di una imponente cinta muraria e un castello per controllarla.
Questo castello, oggi, è diventato Castello Giusso.
Una struttura di origine medievale che fu dimora del giurista e filosofo Gaetano Filangieri.
Da allora, la città subì una svolta positiva dal punto di vista economico.
Ebbene sì, una delle caratteristiche principali di Vico Equense è la presenza di ben 16 borgate o frazioni, ognuna delle quali con proprie tradizioni e usanze: Arola, Bonea, Fornacelle, Massaquano, Moiano, Monte Faito, Montechiaro, Pacognano, Patierno, Pietrapiano, Preazzano, Sant’Andrea, Seiano, Ticciano, San Salvatore e Santa Maria del Castello.
Tra questi, una menzione d’onore è doverosa per il borgo di Arola, famoso per lo squisito provolone del Monaco DOP, un formaggio stagionato ottenuto con il latte delle mucche Agerolesi. Una vera e propria eccellenza di Vico Equense, la quale ha raggiunto il primo posto alla quinta edizione di Eccellenze di Gusto ad Asciano, in provincia di Siena nella categoria per prodotti caseari a latte crudo.
Sempre ad Arola, è famosissima la sagra del Riavulillo: un piccolo provolone affumicato ripieno con olive nere e peperoncino piccante.
Doveroso segnalare, per tutti gli amanti della melanzana, la sagra che si svolge a luglio a Preazzano.
Un momento ove vengono preparate e servite numerose pietanze a base del gustoso ortaggio.
Chiesa della Santissima Annunziata
Non possiamo non partire da una delle chiese più belle d’Italia. La rosea chiesa della Santissima Annunziata è anche chiamata “di Punta a Mare” ed è una meta molto ambita dalle coppie di sposi che intendono celebrare matrimonio.
Posta a strapiombo sul mare su di un pezzo di roccia della costiera e nel 2014, si aggiudicò il primo posto in una classifica stilata da Marcopolo sui santuari più belli d’Italia.
2. Castello Giusso
Già citato in precedenza, venne usato più come roccaforte militare che come abitazione, almeno sino alla metà del XIX quando fu oggetto a restauro e venne adibito ancora oggi a residenza dalla famiglia Giusso.
3.Banco di S. Croce
Per chi ama le immersioni, questa secca è un paradiso. Le immersioni in questo sito offrono degli scenari mozzafiato: sembra di visitare una foresta sommersa popolata da gorgonie e margherite di mare, con una miriade di alghe, spugne e coralli aggrappati sugli scogli.
È senza dubbio uno dei siti d'immersione più belli di tutto il Mediterraneo.
Le terme dello Scrajo
Scrajo Terme è una stupenda località termale che affaccia sulla costiera sorrentina.
L’acqua dello Scrajo veniva ritenuta dagli abitanti dei locali addirittura miracolosa per le sue qualità e nel 1897 fu infatti premiata per l’eccellenza terapeutica dalla Società Italiana di Medicina Interna.