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Sorrento è una delle città più magiche del mondo e non lo diciamo noi che possiamo sembrare di parte. Basti pensare che l’annata 2018 resterà tra le migliori in assoluto per questa splendida città.
Infatti, Sorrento è stata definita la destinazione turistica italiana più ricercata sul portale Booking.com e non è finita qui.
Nella classifica delle città italiane più visitate nel 2018, è risultata essere la quarta più visitata dietro a Roma, Firenze e Venezia.
Basterebbe questo per rispondere alla domanda: perché visitare Sorrento?
Decantata e ammirata anno dopo anno, Sorrento è una di quelle città di cui i viaggiatori non si stancano mai. La sua magnificenza e il suo forte alone mitologico, la rendono un luogo incantevole, un luogo dove a regnare vi è amore, tranquillità e scoperta.
In pochi, però, conoscono la sua origine e le sue tradizioni e storie che hanno e continuano a renderla unica.
Ebbene sì, secondo una delle leggende più rinomate, il nome della città deriverebbe da “Sirentum”, una giovane fanciulla nata dall’unione del contadino Mirone e di Leucosia, una delle tre sirene figlie di Acheloo.
La bellezza di questa terra è riconducibile a quella disarmante della giovane, dotata di un carattere dolcissimo. La generosità e gentilezza sua e anche del marito (il principe della famiglia Durazzo), le fecero guadagnare la stima e l’affetto di tutti i cittadini. I suoi atteggiamenti non variarono in alcun modo neanche dopo esser diventata regina.
Nel 1558 la città fu invasa e saccheggiata dai saraceni, i quali catturarono e imprigionarono Sirentum. A salvarla furono proprio gli abitanti di Sorrento, disposti a dare in cambio tutto ciò che possedevano pur di “riabbracciarla”. Una devozione fortissima che portò a battezzare la città col nome Sirentum.
Il legame tra Sorrento e il mito delle sirene è millenario ed è riconducibile al poeta greco Omero. Egli decantava la bellezza della Penisola Sorrentina, scenario dell’incontro tra Ulisse e le sirene. Un incontro per nulla piacevole per l’eroe che dovette resistere al richiamo di queste per evitare che la sua nave - insieme al suo equipaggio - si infrangesse contro le rocce.
Sorrento è e resterà sempre una terra dal fascino femminile.
Un fascino bello e dannato allo stesso tempo e che richiama ogni anno migliaia di visitatori.
Quella sopracitata è una delle leggende più care ai cittadini di Sorrento ma resta pur sempre una leggenda. Diversi studiosi hanno scartato queste ipotesi e hanno ricercato con ogni mezzo a loro disposizione e facoltà delle certezze circa la vera origine del nome.
Si è giunti a una spiegazione: “Sorrento” deriverebbe dal greco συρρέω (surreo) che significa “scorrere intorno, confluire”. Il riferimento è alle caratteristiche morfologiche della costa sorrentina che vede confluire in essa due distinti corsi d’acqua.
Il legame tra Sorrento e i saraceni non è legato solo alla fanciulla Sirentum.
I sorrentini hanno subito innumerevoli tentativi d'invasione, persino durante una domenica delle Palme, ove vennero colti impreparati.
Il sacerdote invitò quindi tutti i fedeli a entrare in chiesa per la cerimonia religiosa e per invocare la protezione celeste.
Le loro preghiere portarono ai risultati sperati e si innalzò una forte tempesta che agitò il mare e fece allontanare prontamente le navi saracene, le quali, però, inabissarono vertiginosamente.
Da quel naufragio si salvò solo una giovane schiava che riuscì a raggiungere a nuoto la celebre spiaggia di Marina Grande.
Giunta a Sorrento la donna si trovò di fronte alla Cattedrale, dove si stava svolgendo la messa della Domenica delle Palme e senza esitare si gettò fragorosamente ai piedi dell’altare grata a Dio per la vita che gli era stata risparmiata.
La sua gioia incontenibile la portò a offrire in dono un sacchetto pieno di confetti colorati a tutti i presenti che l’accolsero subito amorevolmente. Un gesto che sorprese tutti, in quanto erano alimenti non conosciuti in penisola: la giovane, così, decise d'insegnare loro come preparare le palme di confetti dando vita a una vera e propria tradizione presente ancora oggi.
È usanza, infatti, benedire le palme di confetti sui sagrati delle chiese il giorno della domenica delle Palme per poi scambiarle con le persone care.
Come non trattare di Caruso, la celebre canzone di Lucio Dalla, quando la tematica principale è Sorrento?
Un inno d’amore voluto dal destino, come spiegò il compianto cantautore:
“Se non mi si rompeva la barca tra Sorrento e Capri… se non chiamavo un amico a trainare la mia barca e se questo mio amico non fosse stato proprietario dell’albergo dove Caruso morì… se non mi avesse dato la stanza di Caruso e se io non avessi fatto tre note sul piano di Caruso... E se il barista della Scogliera non mi avesse raccontato la storia di Caruso innamorato di questa ragazza giovane che lui, con la scusa d'insegnarle a cantare… lei era una cagna bestiale. Se… se… La canzone l'ho scritta in dieci minuti”.
L’incontro tra Lucio Dalla e Sorrento avvenne per fatalità.
Il guasto della sua barca parve tremendo e inopportuno. Parve, per l’appunto. Lucio Dalla, a posteriori, potè solamente ringraziare “Catarro”, una fatalità che gli ha permesso di alloggiare nello stesso Hotel e nella stessa suite dove morì il tenore Enrico Caruso.
La sua permanenza divenne ancor più magica grazie ai racconti del barista, che gli raccontò del rapporto tra sua zia e Caruso, ricordando di come il tenore se ne innamorò perdutamente durante le lezioni di canto che le impartiva.
Una sera, consapevole di essere ormai in punto di morte, Caruso sedette al pianoforte sulla terrazza dell’albergo e intonò il suo ultimo canto disperato, dando sfogo a tutte le sue residue energie.
Inutile sottolineare come Lucio Dalla venne profondamente toccato da quella storia romantica.
L’animo sensibile, la penna e i pensieri da artista unico fecero il resto.
Lucio, anche grazie alla complicità della vista dalla stessa terrazza, nel 1986 scrisse , una canzone immortale diventata uno dei brani italiani più conosciuti e cantati nel mondo.
Un canto di passione che racconta il legame e le sensazioni del cantante con Sorrento.
Oggi Sorrento e altre località gli dedicano dei murales riconoscitivi
Sorrento non è soltanto sole, mare e relax sotto l’ombrellone.
Anzi, coloro che amano scoprire e girare per la città, alla ricerca di musei, monumenti, angoli storici e suggestivi, troveranno soddisfazione per il proprio spirito.
Ti forniamo i 5 monumenti e attrazioni culturali che meritano senza ombra di dubbio una tua visita!
Piazza Tasso e i vicoli pedonali
Piazza Tasso a Sorrento è il cuore della città.
Intitolata allo scrittore Torquato Tasso, la piazza è dominata dalla statua di Sant'Antonio (Santo Patrono di Sorrento), realizzata in tufo dall'artista Torrese.
Tra gli edifici che circondano la piazza, spiccano la casa Correale con un bel cortile maiolicato (lato meridionale), la chiesa di Santa Maria del Carmine con la sua ricca facciata barocca e l’elegante Grand Hotel Vittoria (lato nord), famoso per aver ospitato il tenore Enrico Caruso nel 1921.
A rendere la piazza ancor più affascinante è lo scorcio di mare che si apre tra gli edifici appena accennati, fungendo da vero e proprio punto panoramico e attrattivo come la prima foto di questa pagina.
Vallone dei Mulini
Uno dei 30 luoghi più suggestivi al mondo secondo il giornale americano Buzzfeed.
La vallata prende il suo nome dal mulino costruito nel 1600 ed è appartenuta prima alla famiglia Tasso e successivamente alla famiglia Correale.
Oltre al mulino, nel vallone erano presenti anche una segheria e un lavatoio pubblico.
Dalla fine dell’Ottocento, però, è entrato in totale abbandono, soprattutto in seguito alla costruzione di Piazza Tasso che causò l’allagamento della zona.
Chiesa di San Francesco
Dall’esterno ha un aspetto moderno ma la realtà è che le prime testimonianze sulla realizzazione di questa chiesa si aggirano intorno al 1300.
La commistione di stili, tra il barocco dei marmi policromi e le influenze gotiche, la rende impattante e non poco.
Vicino alla chiesa sorge il monastero benedettino fondato nel VII secolo e ceduto ai frati Conventuali nel XIV secolo che ancora oggi ne abitano una parte.
Di rilievo il chiostrino trecentesco con la sua struttura ad archi che oggi accoglie sposi da ogni posto del mondo.
Basilica di Sant’Antonino
Sant’Antonino è “Patrono, Avvocato e Padre” di Sorrento e della penisola.
Il Santo è protettore della città da calamità, epidemie e gli sono attribuiti numerosi miracoli.
A lui è dedicata la basilica dallo stile romantico.
L’interno è a tre navate divise da colonne in marmo.
Al centro dell’ipogeo vi è l’altare su cui si trova la statua di Sant’Antonino alle cui spalle c’è la lampada perenne ad olio. Sotto l’altare sono conservate le spoglie del Santo patrono.
Il soffitto della navata centrale è decorato con tre tele di Giambattista Lama ed è uno dei punti più apprezzati della basilica.
Villa Comunale
La Villa Comunale è un punto panoramico di estrema bellezza, con vista da sogno sulla costa, su Marina Piccola e sul porto di Sorrento con il Vesuvio sullo sfondo.
Un’autentica terrazza sul mare ove, durante le ore calde d’estate, è possibile trovare riparo all’ombra passeggiando o sedendosi tra i giardini curati e ulivi secolari.
Si può raggiungere comodamente anche dal porto grazie a un ascensore.